Caro Emanuele,

questo bel romanzo è delizioso ed innocente. Delizioso nel senso di squisito in quanto è come se si mangiasse un piatto buono, un cibo amorevole, preparato con passione da qualcuno che ci vuole bene.

Innocente perchè non ha secondi fini, cattiverie, è puro come l'anima del protagonista e delle altre persone che gli ruotano intorno.

Se dovessi paragonarlo ad un colore, questo libro sarebbe sicuramente bianco. Bianco come la ricotta che Concetta serve a Jean. Bianco infondo come denominatore comune di molti cibi siciliani come il torrone, il biancomangiare, la pasta di mandorla, tutti i dolci con ricotta e panna. Le granite, la crema.....

Di contro, fa da sfondo a tutto questo bianco il colore marrone scuro della cioccolata belga ed il suo profumo che non è scuro anche quello?

In questo libro non esiste il trascorrere del tempo! Nella vita del protagonista passano gli anni ma è come se lui li scavalcasse sempre.

Tutto è immobile ed immutabile sotto il grandissimo coro delle tradizioni culinarie della Sicilia che vincono su tutto, le lontananze, i ricordi, le vite non vissute, il futuro dei protagonisti.

E' come se in questa terra circondata dal mare e per questo lasciata a se stessa perchè lontana dal mondo fossero gli alimenti a governare gli individui perchè assumendoli vi entrano dentro fin nel profondo, amalgamandosi in un impasto carnale fino al dolore più acuto, che nasconde sotto un dolce velo di farina (bianco anche questo) il colore rosso intenso del sangue.

Il tuo romanzo mi ha fatto tornare la voglia di assaggiare tante cose buone della nostra isola e di intraprendere un bel viaggio in moto che ti assicuro, prima o poi, farò sicuramente!


M. M. - Milano